18 Dicembre
Quando si parla di smart cities sicuramente non ci viene in mente l’Italia. Nell’immaginario collettivo siamo il paese dei monumenti, dei borghi medievali, dell’arte e dei paesaggi mozzafiato.
Il nostro Paese è composto da più di 8.000 comuni e la situazione è molto diversa tra grandi città e città di provincia ma il trend che si sta registrando negli ultimi anni è positivo nella direzione della costruzione di infrastrutture tecnologiche che rendano smart le nostre cities.
Per Francesca Bria, presidente del Fondo Innovazione, già assessore all’Innovazione e Digitalizzazione del Comune di Barcellona e senior advisor dell’Onu per le smart cities, in una recente intervista a “Il Messaggero”, «l’Italia ha una grande opportunità con il Recovery plan».
La diffusione della banda larga potrebbe anche favorire un modello di smart city più decentrato che riduca le fratture fra aree metropolitane, borghi e aree interne, dando vita a quel modello che Stefano Boeri chiama un arcipelago di borghi connessi e verdi. Oltre alle infrastrutture, bisogna poi creare le capacità nel Paese per valorizzare queste tecnologie e investire nelle persone, nella formazione, in educazione, alfabetizzazione e competenze digitali. L’Italia ha approvato un decreto che stanzia 30 milioni di euro per progetti di riforestazione urbana
“Se una città è distrutta da un incendio o da un terremoto, probabilmente sarà ricostruita con materiali ignifughi o con criteri antisismici. Così con la pandemia le città devono rinascere su basi diverse“, scrive il presidente di Enel Michele Crisostomo, presentando la terza edizione dello studio “Città circolari, città di domani” pubblicato lo scorso ottobre.
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